Fibrosi Cistica Emilia

La Corte Europea boccia la legge 40 sulla procreazione

bandiera europea

riportiamo da Il Fatto Quotidiano:

Procreazione, Corte europea boccia la legge 40 che nega diagnosi preimpianto

Il ricorso sollevato da una coppia portatrice sana di fibrosi cistica. Per i giudici “il sistema legislativo italiano in
materia di diagnosi preimpianto degli embrioni è incoerente” in quanto allo stesso tempo un’altra legge
permette l’aborto terapeutico. Si potrebbe profilare ricorso alla Cosulta. Il ministro Balduzzi: “Aspettiamo di leggere le motivazioni”

“Sistema legislativo incoerente” che viola “il diritto al rispetto della vita privata e familiare”. La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha bocciato la legge 40 sull’impossibilità per una coppia fertile, ma portatrice di una malattia genetica, in questo caso di fibrosi cistica, di accedere alla diagnosi preimpianto degli embrioni. Secondo i giudici, il cui verdetto diverrà definitivo entro tre mesi se nessuna delle parti farà ricorso per ottenere una revisione davanti alla Grande Camera, “il sistema legislativo italiano in materia di diagnosi preimpianto degli embrioni è incoerente” in quanto allo stesso tempo un’altra legge dello Stato permette alla coppia di accedere a un aborto terapeutico in caso che il feto venga trovato affetto da fibrosi cistica. La Corte ha quindi stabilito che, cosi com’è formulata la legge 40, ha violato il diritto al rispetto della vita privata e familiare di Rosetta Costa e Walter Pavan, la coppia che si è rivolta alla giustizia europea, a cui lo Stato italiano dovrà versare 15 mila euro per danni morali e 2.500 per le spese legali sostenute.
La decisione riguarda il ricorso presentato nell’ottobre 2010 da Rosetta Costa e Walter Pavan che nel 2006, in seguito alla nascita del loro primo figlio affetto da fibrosi cistica, scoprirono di essere entrambi portatori sani della malattia. La coppia voleva avere altri figli ma si trovò a fare i conti con il 25% di probabilità che nascessero affetti da fibrosi cistica e il 50% che ne fossero portatori sani. Per questo hanno deciso di ricorrere alla procreazione assistita e alla diagnosi preimpianto, pratica però vietata dalla legge italiana. Nel ricorso la coppia sosteneva che la normativa nazionale viola il loro diritto al rispetto della vita privata e familiare e che così com’è formulata la legge li discrimina rispetto alle coppie sterili e a quelle in cui l’uomo ha una malattia sessualmente trasmissibile. Nel novembre del 2011 la Camera principale della Corte di Strasburgo ha stabilito, ribaltando un sentenza emessa 19 mesi prima da una delle camere della stessa Corte, che impedire per legge alle coppie sterili di ricorrere alla fecondazione in vitro eterologa non è più una violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. La sentenza riguardava due coppie austriache che si erano rivolte a Strasburgo nel 2000 sostenendo che la legge austriaca sulla fecondazione in vitro ledeva il loro diritto a formare una famiglia e le discriminava rispetto ad altre coppie che potevano ricorrere a questa tecnica. Per le due coppie la fecondazione in vitro con donazione di sperma o ovuli esterni alla coppia (quindi con la fecondazione eterologa) era l’unica soluzione per poter procreare. (…continua su articolo originale)

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Articolo LIFC da www.fibrosicistica.it : LA CORTE DI STRASBURGO E’ CON LA LIFC SULLA LEGGE 40

La Lega Italiana Fibrosi Cistica (LIFC), organizzazione che rappresenta gli oltre 6.000 pazienti, i loro familiari ed i circa 2.400.000 portatori della patologia, accoglie con favore la sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani che boccia la legge 40/2004, laddove non consente ad una coppia portatrice sana del gene della fibrosi cistica di accedere alle tecniche di procreazione medica assistita. Secondo la Corte di Strasburgo, infatti, e come già precedentemente sottolineato dalla LIFC, tale legge è incoerente con un’altra legge italiana, la 194/1978, che consente l’aborto terapeutico nel caso in cui il feto concepito naturalmente risulti affetto dalla malattia genetica. Già nel novembre 2011 la LIFC prese posizione contro le linee guida della legge 40 in merito alla fecondazione assistita e diagnosi pre-impianto, in quanto in contraddizione con le norme sulla privacy, sulla discriminazione, con quanto avviene in numerosi altri Paesi dell’UE, ponendo l’Italia fuori dal contesto europeo e alimentando il ricorso alla fecondazione in vitro all’estero e all’aborto.

Quest’ultima sentenza costituisce un ulteriore passo avanti poiché obbliga il Parlamento Italiano a modificare la legge 40 rendendo le tecniche di P.M.A. accessibili ai portatori fertili sani e non soltanto ai malati” – ha dichiarato Silvana Mattia Colombi, Responsabile per la Qualità della Vita per la Lega Italiana Fibrosi Cistica Onlus.

La LIFC ritiene che l’obiettivo di una vita ‘normale’ che i malati di fibrosi cistica si stanno faticosamente conquistando sarebbe stato fortemente compromesso dall’ipocrisia di chi, tutelando a parole l’intangibilità della vita, ne sancisce invece la condanna alla sofferenza per chi deve ancora nascere” – ha dichiarato Michele Samaja, Responsabile della Ricerca Scientifica per la LIFC.

La LIFC ringrazia la Corte per aver considerato il diritto dei pazienti affetti da tutte le malattie genetiche di assicurarsi una procreazione senza sofferenze, nel pieno rispetto della libertà individuale di scelta e di cura.

Altri articoli sull’argomento da:

Il Sole 24 Ore | Ignazio Marino/L’Espresso | Associazione Luca Coscioni

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